Scherma: i test

In questa pagina riporterò alcuni test che applico per verificare alcuni aspetti tecnici o caratteristiche dell'allievo.

Test 1: verifica l'anticipo di punta e la spinta della gamba posteriore
Questo test ha anche lo scopo di convincere l'allievo che un attacco portato correttamente è sempre vincente. L'esercizio è molto semplice: lego il ferro in 3.a, chiedo all'allievo di eseguire la cavazione mentre io cercherò di parare di 4.a. Lo eseguo con livelli progressivi di difficoltà proprio come se fosse un videogame (questo piace ai ragazzi). In ogni livello l'esecuzione dell'azione deve essere messa perfettamente a punto e per passare al livello successivo l'allievo deve mettere 10 stoccate consecutive.

  • Livello 1: si esegue sotto misura in modo tale che l'allievo con la semplice cavazione ed estensione del braccio possa toccare. Lego il ferro in 3.a ed io non devo far altro che parare di tasto quindi di 4.a. La cavazionedeve essere eseguita in modo che la punta disegni un elicoide in avanti ovvero dopo il distacco dal ferro deve passare sotto il mio pugno per poi chiudere sul bersaglio. Molte volte il movimento è eseguito erroneamente in due parti e il percorso della punta e tracciabile con i cateti di un triangolo rettangolo, mentre quello corretto deve seguire l'ipotenusa di questo triangolo immaginario. Questo si chiama "anticipo di punta" e non dà scampo nel tentativo di parata... provate!
  • Livello 2: questa volta la misura è quella corretta d'affondo. L'allievo deve eseguire la solita azione, concludendo con l'affondo al bersaglio. Dopo aver assimilato il corretto movimento del pugno nell'eseguire la cavazione è la volta di capire l'importanza della spinta da parte della gamba posteriore. Un affondo, infatti, si può eseguire per sbilanciamento del corpo in avanti senza alcuna spinta della gamba posteriore, ma questo non dà modo di variarne la velocità. Sfruttando invece la spinta della gamba in avanti della gamba posteriore possiamo dare accelerazione al movimento nella chiusura degli ultimi 10-15 centimentri che separano la punta dal bersaglio. Quando l'allievo si rende conto di riuscire a cambiare velocità nell'affondo, il gioco è fatto e vedrete che riuscirà a mettere le dieci stoccate consecutive e a sorprendere se stesso e forse anche voi.

  • Livello 3: il giochetto si fa difficile perché lo stesso esercizio deve essere eseguito sull'avanzamento del maestro. Partiamo sempre dal legamento di 3.a che eseguo mentre faccio il passo avanti; l'allievo, di conseguenza, esegue il passo indietro, ma sull'appoggio del piede posteriore (prima parte del movimento) parte con la cavazione e affondo. Non completa il passo indietro, ma deve eseguire l'affondo in contro tempo, mantenendo i requisiti tecnici acquisiti nei livelli precedenti. Non è facile e probabilmente occorreranno diverse prove prima che l'allievo riesca ad assimilare il moviemento, ma il risultato è certo, ve lo posso assicurare.

L'efficacia di questo esercizio non è tanto nel saper eseguire correttamente l'azione, ma nel rendere consapevole l'allievo che questa teoria è vera. Voi non dovete agevolare l'allievo assolutamente, ma solo correggerlo nella tecnica. E' un esercizio che sorprende anche me specialmente quando lo faccio eseguire ai bambini, ma in fondo è una legge... fisica.

Test 2: verifica l'indipendenza delle gambe.
Uno dei primi automatismi che deve acquisire l'allievo è sicuramente il movimento delle gambe; queste si devono infatti muovere per la chiusura degli ultimi 10-15 cm. che separano la punta dal bersaglio; non importa se con un passo avanti, un affondo lungo o corto, l'essenziale che il movimento sia quanto basta per chiudere la misura.

Il test è molto semplice: nella prima parte parto da una distanza ravvicinata tenendo la punta della lama dell'allievo fra il mio dito indice e il pollice. Faccio in modo che l'allievo senta questa mia pressione infatti gli chiedo di toccare, distendendo il braccio nel momento in cui lascio la presa. Ripeto più volte questo esercizio, assicurandomi che tenga l'arma con una presa morbida (senza forza) e che la mantenga anche nel movimento in avanti, stringendo invece il pugno nel momento in cui tocca.

Gli sposto la punta in parti diverse del mio bersaglio per fargli acquisire manualità e sensibilità.

Nella seconda parte di questo testo eseguo un passo indietro nel momento in cui lascio la presa della punta per costringerlo ad uno spostamento in avanti delle gambe.

Questo è il momento di verificare vero e proprio infatti se lo spostamento in avanti è eseguito senza indugi ed è immediatamente seguente alla distensione del braccio allora l'allievo ha acquisito il corretto automatismo; se invece indugia con un'evidente pausa prima dello spostamento in avanti, significa che il comando dell'azione è prima transitato dal controllo del cervello e quindi non è ancora automatizzato.

L'esercizio va ripetuto più volte, effettuando lo spostamento indietro in maniera non continuativa.

Test 3: "morbidezza" del braccio
Con la parola "morbido" intendo tutta una serie di caratteristiche che riguardano dal modo di impugnare l'arma al modo con cui toccare il bersaglio; in questo caso vale la filosofia del massimo risultato con il minimo sforzo e, come ho già scritto in questo blog, "le stoccate dei campioni non si sentono".

Il motivo è molto semplice: lo schermidore di buon livello ha acquisito un'ottimo sensibilità di punta perché riesce a toccare quanto basta per far accendere l'apparecchio.

L'azione condotta con forza non può essere dinamica e spesso risulta anche imprecisa ed è bene trasmettere questa cosa all'allievo fin da piccolo. Il test (o esercizio) che utilizzo è molto semplice: faccio mettere l'allievo a misura d'affondo e gli chiedo di scegliere il tempo per portarmi la botta dritta, mentre effettuo un movimento di invito.

Generalmente le prime stoccate arrivano... "pesanti" con una grande flessione del ferro, nonostante la misura sia corretta. Questo dipende perché il braccio si irrigidisce nel finale del movimento, bloccando la spalla che si alza.

In realtà il braccio deve essere "disteso", ma non teso e il colpo si attutisce abbassando o alzando la coccia (qui ci sono due scuole di pensiero) una volta portata la stoccata, evitando quindi di piegare troppo la lama (...con quello che costano!).

Generalmente, nonostante queste indicazioni, la stoccata arriva ancora piuttosto pesante. Possiamo intervenire sulla presa del manico che deve essere variabile per evitare di irrigidire l'avanbraccio, ma anche questo non è sufficiente per trasmettere all'allievo la giusta sensibilità di punta.

Dopo aver apportato queste eventuali correzioni, invito l'allievo a colpire punti ben precisi della mia giubba, indicandoli con il dito o con un cartoncino.

Sempre con lo stesso esercizio gli faccio bloccare la punta sul bersaglio e, senza staccarla, chiedo di aprire e chiudere il pulsante 2-3 volte.

il test vero e proprio (dopo aver messo a punto questi aspetti tecnici) consiste nell'eseguire l'affondo e di mettere 1-2 rimesse cercando di evitare la mia presa di ferro.

A questo punto vi accorgerete che la punta arriva leggera perché istintivamente l'allievo si predispone alla successiva rimessa, concentrando la sua attenzione visiva sulla mia lama per poter effettuare la cavazione in tempo. La complessità del test si può elevare utilizzando due armi nella ricerca del ferro e/o aumentando la velocità di esecuzione.  

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